
Michele Guido nasce ad Aradeo nel 1976. Nel 1997 si trasferisce a Milano, studia a Brera, frequenta il master in Landscape Design e durante il periodo di formazione nel 1999, partecipa alla residenza/studio presso il Centro T.A.M. diretta da Eliseo Mattiacci dove incontra Hidetoshi Nagasawa, figura fondamentale per la sua ricerca artistica. Dal 2001 al 2007 ha uno studio presso la Casa degli Artisti di Milano, dove organizza con J. De Sanna e H. Nagasawa “Discussione Aperta: il Concetto di MA”, che nel mondo orientale indica un passaggio, un intervallo di spazio-tempo. Questi elementi incidono in modo decisivo sulla genesi del suo lavoro. Tra le principali mostre: “resistenza/resilienza”, PAV, a cra di G. Bindi e P. Gilardi (Torino, 2019); manifesta12 “Ceiba Garden Project”, Palazzo Oneto /Palermo, 2018); “Play in The Garden”, Palazzo Borromeo /Milano, 2018); “Pulsar_2107” per la rassegna “Mateorite in Giardino”, Fondazione Merz, a cura di Maria Centonze (Torino, 2017); “Stellaria Solaris Garden Project” Palazzo Comi, a cura di Lorenzo Madaro (Gagliano del Capo, 2016); il tesoro di Ateo Garden project" nel 2015 con H. Nagasawa nella galleria Z20 Sara Zanin di Roma; “Senza titolo”, Galleria Lia Rumma (Napoli, 2013); “Botanica”, Fondazione Plart (Napoli, 2011).

photographic paper b/w ilford printed with durst lambda 130, dibond _cm 110 x 76 x 3 courtesy Lia Rumma Gallery Milano/Napoli – Z2O Sara Zanin Roma Edizioni Per l’Arte, 2009.
Attraverso diversi mezzi e materiali, Michele Guido fa emergere il rapporto tra architettura, storia e immagine della natura. Le indagini multidisciplinari si sviluppano con progetti più complessi denominati “garden project” basati sulle analogie formali tra il mondo vegetale e la ricerca scientifica, la loro origine geografica, i flussi migratori e la storia culturale dei luoghi di provenienza.

“Era il 2001 quando nel “Giardino di Jole” è avvenuto un passaggio fondamentale: dalla natura intesa come fatica, alla natura intesa come conoscenza. Dentro quella biodiversità sono rimasto sempre colpito da una pianta di agave perché essa può arrivare a maturazione anche dopo quasi trent’anni anni (1978/2007) e poco prima di morire fa sbocciare un fiore altissimo. Mi introdusse lei nello studio di Nagasawa alla Casa Degli Artisti e quindi al concetto di “MA”; ricordo ancora gli appuntamenti a Cadorna, si attraversava parco Sempione per andare insieme a Brera e riflettere sugli ultimi lavori, terminata la lezione nell’aula 13, si andava alla Casa degli Artisti per continuare il dialogo. Dopo la pausa 2007/2020, che in natura sarebbe aurea, credo si potrà finalmente riprendere questa forma di dialogo tra lavoro, spazio ed esseri viventi.”